Incentivo Occupazione Neet 2019

bonus

L’Anpal, con d.d. n. 581/2018,  ha disposto la proroga del termine per usufruire dell’incentivo Occupazione NEET 2019.

L’incentivo Occupazione Neet si aggiunge al vasto repertorio di strumenti che il datore di lavoro ha a disposizione al fine di ridurre o abbattere il costo del lavoro. Torna utile ricordare, che l’incentivo in esame ha il preciso obiettivo di favorire il miglioramento dei livelli occupazionali dei giovani dai 16 ai 29 anni di età che non siano inseriti in un percorso di studio o formazione.

La proroga dell’incentivo Occupazione Neet 2019 comporta quindi la possibilità di accedervi anche per le assunzioni effettuate dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019.

L’incentivo è pari alla contribuzione previdenziale Inps a carico datore – con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL – per un importo massimo di 8.060,00 euro su base annua e per la durata massimo di un anno.

I soggetti beneficiari sono tutti i datori di lavoro privati, anche non imprenditori, che, senza esservi tenuti, assumano giovani aderenti al Programma “Garanzia Giovani”.

Possono registrarsi al Programma i giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni cosiddetti NEET (Not Education, Employment or Training), cioè non inseriti in un percorso di studi o formazione, in conformità con quanto previsto dall’articolo 16 del Regolamento (UE) 1304/13.

L’agevolazione spetta per le assunzioni effettuate nell’intero territorio nazionale, a esclusione di quelle che abbiano come sede di lavoro la Provincia Autonoma di Bolzano.

Sono incentivabili le assunzioni a tempo indeterminato – anche a scopo di somministrazione – nonché i rapporti di apprendistato professionalizzante; l’incentivo è riconoscibile, altresì, per i rapporti di lavoro subordinato instaurati in attuazione del vincolo associativo con una cooperativa di lavoro.

Analogamente, l’agevolazione non può essere riconosciuta nelle ipotesi di trasformazione a tempo indeterminato di rapporti a termine. Ciò perché, nelle ipotesi di trasformazione il giovane non avrebbe il requisito fondante il beneficio ovvero la condizione di NEET prima illustrata.

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Dott. Francesco De Santo

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Incentivo Occupazione Mezzogiorno 2019

La legge di Bilancio 2019 – legge n. 145/2018 – all’articolo 1 comma 247 ha previsto il rifinanziamento dell’Incentivo Occupazione Mezzogiorno 2019.

Tale comma prevede essenzialmente una riproposizione di quanto già previsto dalla precedente legge di Bilancio, dunque senza alcuna sostanziale novità il legislatore ha riproposto, mediante lo stanziamento di 500 milioni di euro,  l’ Incentivo Occupazione Mezzogiorno 2019.

Per le imprese e il tessuto economico, questa proroga è da salutare positivamente, in quanto concretizza per un ulteriore anno, uno strumento che ha permesso a migliaia aziende di assumere personale con una drastica riduzione del costo del lavoro.

Ricordiamo infatti che il beneficio contributivo offerto dall’Incentivo Occupazione Mezzogiorno 2019 consiste nello sgravio totale dei contributi a carico ditta fino ad un massimo di 8.060,00 € per 1 anno dalla data di assunzione del lavoratore o trasformazione del precedente contratto a tempo determinato.

L’Incentivo Occupazione Mezzogiorno è rivolto alle imprese che assumono:

  • Giovani fino ai 35 anni di età
  • Soggetti disoccupati di età maggiore ai 35 anni di età purché privi di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi.

Al fine di beneficiare dell’Incentivo Occupazione Mezzogiorno 2019 le imprese dovranno operare assunzioni nelle loro unità produttive ubicate nelle seguenti regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia

I rapporti agevolati devono avere la forma dei Contratti di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Ai fini dell’ammissione all’incentivo le imprese nei 6 mesi precedenti non devono aver avuto un rapporto di lavoro subordinato con il lavoratore da assumere tranne le ipotesi di trasformazione dei contratti a tempo determinato.

L’agevolazione attribuita dall’Inps a titolo di Incentivo Occupazione Mezzogiorno è soggetta alle regole del De Minimis ovvero l’aiuto economico accordato rientra nel tetto dei 200.000,00  € di aiuti di stato che l’impresa può ricevere a tale titolo negli ultimi 3 anni.

 

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Riduzione Costo del lavoro Commercianti e Pubblici Esercizi

La riduzione del costo del lavoro per le piccole e medie imprese, non deve essere perseguita solo con gli incentivi una tantum ma come abbiamo detto più volte, va costruita anche mediante la sommatoria di una serie di elementi di carattere strutturale che seppure appaiono di “modesta entità” qualora presi singolarmente,  in sommatoria vanno a realizzare una importante riduzione del costo del lavoro.

Tra questi elementi sicuramente un ruolo fondamentale è giocato dalla riduzione del c.d. contributo cuaf che beneficia i datori di lavoro siano essi  imprese o società che esercitano una delle seguenti attività: “Commercio all’ingrosso, Intermediari del Commercio, Agenti e Rappresentanti di Commercio, Commercio al dettaglio, Commercio ambulante, Gestori di Bar aziendali, di Pubblici Esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, di attività ricettive” e i cui titolari o legali rappresentanti siano iscritti alla gestione commercianti Inps ovvero pagano i contributi personali all’Inps (anche se non sono in regola con il pagamento dei contributi stessi).

La riduzione del contributo Cuaf pari al 2,05% viene riconosciuta o in sede di inquadramento previdenziale mediante l’attribuzione sulla matricola aziendale del codice di Autorizzazione 3V oppure si può richiedere anche successivamente qualora il titolare o legale rappresentante della ditta o della società si siano successivamente iscritti alla gestione commercianti Inps.

Cerchiamo di capire con un’esempio pratico l’entità di risparmio economico del costo del lavoro.

Si ipotizza un dipendente del settore del commercio o pubblici esercizi (bar, ristoranti ecc.) che ha una retribuzione lorda mensile pari a 1.200,00 €.

Qualora si applicano le normali aliquote contributive il datore di lavoro andrà a pagare mensilmente su di lui il 38,17% di contributi per una cifra mensile pari a 458,04 € per un totale annuale (14 mensilità) di 6.412,56 €, qualora si applica tale riduzione del 2,05% l’aliquota da applicare al rapporto di lavoro sarà di  36,12% e pertanto avremo un costo del lavoro mensile pari a 433,44 € per un totale annuale (14 mensilità) di 6.068,16 €.

Datori di lavoro con normale aliquota contributiva Datore di lavoro con riduzione contributo Cuaf
38,17% 36,12%
Contributi Annui 6.412,56 € Contributi annui con riduzione Cuaf 6.086,16 €

La riduzione annuale del costo del lavoro che si avrà con questo semplice strumento è pari a 344,44 € annui  ma  se mettiamo il caso che la ditta abbia 2 o 3 dipendenti il risparmio può arrivare anche fino a 1.033,32 €.

Ripeto la cifra sicuramente non è elevata ma se inquadrata in un piano strutturato di rivisitazione e riduzione del costo del lavoro ritengo che non si può non tenere conto di questo importante strumento nel raggiungimento del nostro obiettivo principale.

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Tfr al Fondo Pensione

Il lavoratore dipendente ha diritto al termine del rapporto di lavoro all’erogazione del Trattamento di Fine Rapporto meglio conosciuto come “Tfr”.

Il Tfr è una forma di retribuzione differita, ovvero una retribuzione che matura durante il rapporto di lavoro ma la cui erogazione, avviene solo in occasione della cessazione dello stesso. Il legislatore ha previsto poi eventuali possibilità per il lavoratore di chiedere degli acconti o anticipi solo qualora si verifichino determinate condizioni come ad esempio: acquisto o ristrutturazione prima casa, spese sanitarie ecc. Fino a giugno 2018 invece esisteva la possibilità per il lavoratore di beneficiare del Trattamento di Fine rapporto lavoro direttamente in busta paga in rate mensili c.d. “Quir”.

Il Trattamento di fine rapporto tuttavia oltre ad essere accantonato dal datore di lavoro mese per mese e poi erogato all’atto di cessazione del rapporto di lavoro stesso, può anche a scelta del lavoratore essere destinato ad un Fondo pensione o di previdenza complementare, così facendo il lavoratore all’atto di accesso alla pensione beneficerà di una pensione integrativa a quella pubblica (il c.d. Secondo Pilastro) che ha lo scopo di garantire al lavoratore un livello di vita, una volta in pensione, almeno pari a quello che conduceva quando lavorava.

Passando al costo del lavoro per quel che ci interessa, la scelta di aderire o meno da parte del lavoratore a un Fondo pensione è libera tuttavia, molti datori di lavoro “caldeggiano” il lavoratore a destinare il proprio Tfr a un Fondo pensione, facendo leva nel mostrare i vantaggi fiscali che il lavoratore ha nel destinare il proprio Tfr ad un Fondo pensione. I motivi che l’impresa ha nel “consigliare” il dipendente di versare il proprio Tfr ad un Fondo pensione sono essenzialmente due.

Il primo con l’adesione del lavoratore, l’azienda senza “grande fatica” destina mese per mese il Tfr del lavoratore ad un fondo pensione e quindi accumulando pian piano i soldi del Tfr non avrà problemi alla fine del rapporto di lavoro ad erogare il Tfr ai dipendenti. Questo vale sopratutto per le aziende che hanno in organico dipendenti da diversi anni, sicuramente a fine rapporto quest’ultimi avranno accumulato un buon importo di Tfr e pertanto l’azienda si troverà ad erogare ingenti somme ai lavoratori. Tuttavia, se questo viene destinato mese per mese ad un fondo pensione l’azienda avrà un problema in meno in futuro, in quanto il Tfr è già pronto e non dovrà ricorrere a faticosi esborsi economici.

Il secondo motivo è che con la destinazione del Tfr ad un fondo pensione di previdenza complementare l’azienda si troverà a risparmiare il 0,48 % di contributi Inps mensili del lavoratore dipendente Questo perché, quando il datore di lavoro paga i contributi all’Inps, paga anche il Fondo di garanzia del Tfr Inps, istituto che interviene nel caso in cui il datore di lavoro sia insolvente nel pagare il Tfr al lavoratore. Visto che il Tfr viene destinato ad un fondo pensione o di previdenza complementare, la ragione di pagare il contributo al Fondo di garanzia Tfr dell’Inps viene meno e pertanto il datore di lavoro si troverà a beneficiare di questo risparmio contributivo.

Il risparmio contributivo sicuramente non è elevato, ma se magari l’azienda dispone di tanti dipendenti questo risparmio costituisce sicuramente una voce da tenere in considerazione ma soprattutto, quello che si deve capire è che il risparmio del costo del lavoro non si raggiunge con un unico strumento ma con la sommatoria di una serie di interventi messi in campo dal Consulente del lavoro che hanno il compito di ridurre o abbattere drasticamente il costo del lavoro per liberare nell’impresa e sul mercato quelle risorse che sembravano bloccate e certamente, in un piano complessivo di riduzione del costo del lavoro, destinare il Tfr a Fondi pensione rappresenta un tassello utile al complessivo progetto di riduzione del costo del lavoro.

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Dr. Francesco De Santo

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Come ridurre il costo del lavoro relativo all’Inail

Il costo del lavoro che l’impresa sostiene per i dipendenti è costituito dalla sommatoria di una serie di voci che sono, a titolo semplificativo, retribuzione, Tfr, oneri sociali, contributi, imposte, Irap, fondi di assistenza sanitaria integrativa ecc. ecc.

Tra questi un peso importante è ricoperto sicuramente dal cosiddetto “premio Inail”.

L’Inail – Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro – che svolge un ruolo fondamentale nel garantire e tutelare la sicurezza dei lavoratori, ogni anno prevede il pagamento da parte delle imprese di un premio.

L’entità del premio da pagare dipende dal tipo di attività svolta dal lavoratore, ovviamente se il lavoratore svolge attività lavorativa in edilizia, la voce di premio Inail  che l’impresa datrice di lavoro andrà a pagare sarà maggiore  rispetto all’impresa che occupa lavoratori adibiti a mansioni di ufficio, questo perché il rischio di contrarre un’infortunio o una malattia professionale che un operaio ha in edilizia è più elevato rispetto ad un impiegato amministrativo.

Quando nasce un’azienda compito del Consulente del Lavoro è procedere ad iscrivere la stessa all’Inail, andando a descrivere correttamente e dettagliatamente quale sia l’attività lavorativa che viene svolta dall’impresa e dallo specifico lavoratore che si intende assumere. Da questo discenderà la percentuale di contributi Inail che l’istituto stesso applicherà ai fini della determinazione del premio che l’azienda andrà a pagare.

Compito del Consulente del Lavoro è anche aggiornare periodicamente queste voci di lavorazione, soprattutto adeguarle agli eventuali progressi tecnici, macchinari, materiali che l’azienda ha acquisito in un’ottica di ridurre la percentuale di premio da pagare.

Tuttavia al fine di ridurre ancor più drasticamente il premio Inail da pagare  le aziende possono porre in essere una serie di interventi in materia di sicurezza sul lavoro  e /o responsabilità sociale d’impresa, tali interventi che hanno la funzione di aumentare il livello di sicurezza dei lavoratori diminuendo il rischio di infortunio degli stessi sono da leggere come investimenti, in quanto accrescendo la sicurezza sostanziale di lavoratori si va a ridurre in modo sensibile e per più anni il costo del premio Inail da pagare. A tale riduzione si accede mediante la presentazione annuale del modello OT24 attraverso il quale le aziende indicheranno quali sono gli interventi in materia di sicurezza effettuati per poter beneficiare di una riduzione del premio da pagare secondo la seguente tabella:

Lavoratori-Anno Riduzione
Fino a 10 28%
Da 11 a 50 18%
Da 51 a 200 10%
Oltre 200 5%

Quindi aumentando gli investimenti in materia di sicurezza sul lavoro si riduce il premio Inail da pagare, politiche imprenditoriali di moderno respiro che se nel breve periodo comporterà un aumento di costi, nel medio lungo periodo l’azienda vedrà realizzata un’importante riduzione del costo del lavoro da sostenere oltre che un’aumento della produttività del lavoratore.

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Contributi dimezzati sulle nuove assunzioni

Il D.l. “Dignità” convertito in l. 96/2018 è andato ad estendere il bonus sull’assunzione dei giovani già previsto dalla nostra normativa, con la passata legge di bilancio 2018, per le assunzioni che verranno effettuate nel biennio 2019-2020. Questo incentivo come i precedenti ha lo scopo di agevolare le assunzioni di giovani attraverso interventi inerenti la riduzione del costo del lavoro delle imprese.

L’incentivo consiste nel riconoscimento di uno sgravio del 50% dei contributi Inps per la durata massima di 36 mesi e comunque per un importo non superiore a 3.000,00 € su base annua.

Le condizioni:

Per poter beneficiare dello sgravio il giovane neoassunto:

  • deve essere assunto con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti,
  • alla data della prima assunzione per la quale si applica l’incentivo non deve aver compiuto 35 anni d’età ,
  • non deve aver già svolto un rapporto a tempo indeterminato con lo stesso o con altro datore di lavoro.

Come sempre l’azienda ai fini dell’ottenimento e riconoscimento dell’incentivo deve essere in regola con il Durc, con le normative in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e rispettare le condizioni stabilite nei contratti collettivi di lavoro.

L’incentivo può essere utilizzato in cumulo con  altre agevolazioni o bonus contributivi.

 

Dr. Francesco De Santo

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Prestazioni Occasionali – PREST.O.

Con la stagione estiva, numerosi esercenti turistici si trovano a dover fronteggiare picchi di lavoro, dovuto all’aumento di presenze turistiche, con conseguente necessità di assumere un maggiore numero  di personale.

A questo fabbisogno di incremento flessibile e temporaneo di personale, le aziende possono rispondere mediante lo strumento del Contratto di Prestazione Occasionali – PREST.O. i cd. “vecchi voucher”.

Il punto di forza di questo strumento è la semplificazione del rapporto di lavoro, ovvero il datore di lavoro non deve fare alcuna busta paga, alcuna comunicazione di assunzione, alcun modello di 770 o Certificazione Unica, alcuna autoliquidazione Inail, quindi un bel po di burocrazia in meno, l’unica cosa – oltre al rispetto delle normative in materia di sicurezza del lavoro – è procedere a registrarsi sul portale onere previsto anche per il lavoratore, acquistare almeno 7 giorni prima dell’inizio della prestazione lavorativa una provvista economica (ovvero il datore di lavoro dovrà preliminarmente pagare l’Inps che poi procederà a corrispondere il compenso al lavoratore) e registrare la prestazione di lavoro almeno 60 minuti prima dell’inizio della stessa.

Procediamo ad analizzare insieme questo strumento!

Possono ricorrere all’utilizzo del Contratto di Prestazioni Occasionali – PREST.O. solo i datori di lavoro che occupano meno di 5 dipendenti a tempo indeterminato e che rientrano in una di queste categorie:

  • lavoratori autonomi,
  • professionisti,
  • imprenditori,
  • associazioni,
  • fondazioni ed altri enti di natura privata,
  • pubbliche amministrazioni.

Non possono utilizzare il Contratto di Prestazioni Occasionali – PREST.O. enti del non profit, imprese del settore agricolo, imprese del settore edile e affini, imprese impegnate nell’esecuzione di appalti di opere o servizi.

Le aziende ammesse all’utilizzazione del Contratto di Prestazioni Occasionali – PREST.O. devono rispettare i seguenti limiti:

  • non possono corrispondere più di 5.000,00 € con riferimento alla totalità dei lavoratori
  • non possono corrispondere più di 2.500,00 € a singolo prestatore di lavoro
  • il committente azienda non deve avere in corso o non deve aver cessato da meno di sei mesi un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa col medesimo utilizzatore.

Chi sono i lavoratori con i quali è possibile instaurare un Contratto di Prestazioni Occasionali – PREST.O?

  • persone disoccupate (art. 19 D.lgs. n. 150/2015)
  • titolari di pensioni di vecchiaia o di invalidità
  • giovani con meno di 25 anni di età purché regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso un istituto scolastico o università
  • percettori di prestazioni integrative del salario, di reddito di inclusione ovvero di altre prestazioni di sostegno del reddito.

Compenso

Il compenso che viene corrisposto al lavoratore dal datore di lavoro è pari a 9,00 € ad ora per un importo minimo giornaliero di 36,00 € cioè 4 ore.

 

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ESONERO CONTRIBUTIVO 80%. AUTOTRASPORTO INTERNAZIONALE

La legge di bilancio per il 2016 ha previsto un particolare esonero contributivo per le imprese che esercitano attività di autotrasporto internazionale. In particolare la norma va a ridurre il costo del lavoro per una determinata categoria di lavoratori ovvero i conducenti di autotrasporto internazionale in un’ottica di rilanciare la competitività dei prodotti e delle imprese italiane sui mercati internazionali.

Solo nel 2017 però l’Inps con Circolare n. 167/2017 ne ha fornito le istruzioni operative

Caratteristiche dell’esonero.

Datori di lavoro destinatari: Tutti i datori di lavoro privati, comprese le cooperative

Lavoratori interessati: Conducenti che effettuino servizi di trasporto internazionale per almeno 100 giorni annui: il raggiungimento delle 100 giornate deve essere considerata una condizione al fine del riconoscimento dell’esonero.

Condizioni di fruizione: Il calcolo dell 100 giornate deve essere effettuato a partire dal 1° gennaio 2016. A tal fine devono essere considerate anche le giornate impiegate interamente in tratte nazionali di un trasporto internazionale, nonché quelle impiegate in viaggi internazionali tra stati diversi dall’Italia. Per la legittima fruizione dell’esonero i veicoli utilizzati per l’attività di trasporto devono essere equipaggiati con tachigrafo digitale.

Importo e durata dell’esonero contributivo: L’esonero è pari all’80% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, sino a concorrenza dell’importo massimo autorizzato dall’Inps. L’esonero spetta a partire dal mese di paga successivo al raggiungimento della soglia prevista di 100 giorni annui fino al periodo di paga di Novembre 2018

Istanza telematica di presentazione: Il datore di lavoro per fruire dell’esonero contributivo 80% autotrasporto internazionale deve presentare un’istanza all’Inps, in cui deve indicare la percentuale del contributo datoriale esonerabile. In sede di accoglimento dell’istanza, il datore di lavoro riceverà l’indicazione della misura massima complessiva dell’esonero spettante che potrà essere fruito fino al periodo di paga di Novembre 2018.

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Credito d’Imposta sulla formazione del personale dipendente

Dopo una lunga attesa si sblocca definitivamente il credito d’imposta sulla formazione  del personale dipendente collegata a Industria 4.0. Il decreto attuativo dello Sviluppo economico è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» 143 del 22 giugno.

Alle imprese residenti nel territorio dello stato indipendentemente dall’attività economica realizzata, dalle dimensioni e dal regime contabili utilizzato, è riconosciuto un credito d’imposta per le attività di  formazione finalizzate all’acquisizione o al consolidamento, da parte del personale dipendente dell’impresa, delle competenze nelle tecnologie rilevanti in chiave 4.0 effettuate nel 2018.

Per personale dipendente si intende il personale titolare di un rapporto di lavoro subordinato, anche a tempo determinato. Mentre per il personale in apprendistato sono ammissibili solo le attività relative all’«acquisizione» delle competenze (non al «consolidamento»).

La formazione deve essere disciplinata in contratti collettivi aziendali o territoriali depositati presso l’Ispettorato territoriale del lavoro competente. Inoltre, a ciascun dipendente dovrà essere rilasciata l’attestazione dell’effettiva partecipazione.

Ammontare del credito d’imposta

L’importo del credito d’imposta concesso non può eccedere il 40% delle spese ammissibili e comunque entro un massimo di 300mila euro per beneficiario.

Spese ammissibili

Si considerano ammissibili al credito d’imposta le sole spese relative al personale dipendente impegnato come discente nelle attività di formazione ammissibili limitatamente al costo aziendale riferito rispettivamente alle ore o alle giornate di formazione. Per costo aziendale si assume la retribuzione al lordo di ritenute e contributi previdenziali e assistenziali, comprensiva dei ratei del trattamento di fine rapporto, delle mensilità aggiuntive, delle ferie e dei permessi, maturati in relazione alle ore o alle giornate di formazione svolte nel corso del periodo d’imposta agevolabile nonché delle eventuali indennità di trasferta erogate
al lavoratore in caso di attività formative svolte fuori sede.

Si considerano ammissibili al credito d’imposta anche le spese relative al personale dipendente, che partecipi in veste di docente o tutor alle attività di formazione ammissibili; in questo caso, però, le spese ammissibili, calcolate secondo i criteri indicati nel comma 1, non possono eccedere il 30 per cento della retribuzione complessiva annua spettante al dipendente.

Il credito d’imposta è slegato dall’incentivo fiscale sul macchinario 4.0. In sostanza, vi possono accedere anche le imprese che non hanno effettuato investimenti in beni materiali su cui si applicano l’iperammortamento del piano Industria 4.0 o il superammortamento.

Per poter fruire del credito è sufficiente l’attività formativa ricada in una di queste undici aree: big data e analisi dei dati; cloud e fog computing; cyber security; simulazione e sistemi cyber-fisici; prototipazione rapida; sistemi di visualizzazione, realtà virtuale e realtà aumentata; robotica avanzata e collaborativa; interfaccia uomo macchina; manifattura additiva (o stampa tridimensionale); internet delle cose e delle macchine; integrazione digitale dei processi aziendali.

Il credito di imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione, presentando il modello F24 attraverso i canali online.

 

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Buoni Pasto – Ticket Restaurant

Le piccole e medie imprese spesso, si trovano a dover erogare ai lavoratori, elementi aggiuntivi della retribuzione, tra questi, rientrano i cd “Buoni Pasto” o “Ticket Restaurant”.

Tali strumenti se a volte consentono al datore di lavoro di adempiere, qualora previsti, alle obbligazioni contrattuali, altre volte, la loro corresponsione si sposa senza dubbio con ragioni di opportunità economiche tanto per l’azienda quanto per i lavoratori.

Quali sono le opportunità che il datore di lavoro e il lavoratore possono ottenere dai buoni pasto o ticket restaurant?

I buoni pasto o ticket restaurant, sono totalmente esclusi dalla retribuzione imponibile (previdenziale e fiscale) fino a 5,29 € per ogni giornata di lavoro, tale limite è elevabile a 7,00 € giornalieri in caso di utilizzo dei buoni pasto in formato elettronico.

Pertanto nella costruzione di un sistema di retribuzione detassabile il datore di lavoro e il lavoratore non possono prescindere da questi strumenti. Con un semplice esempio chiariamo meglio le idee di come ridurre il costo del lavoro per l’impresa e  al tempo stesso aumentare il potere d’acquisto per i dipendenti.

Es. il datore di lavoro che vorrà corrispondere al lavoratore ipotizziamo 135,00 € al mese netti in più, se prevede di corrisponderli mediante semplici aumenti di retribuzione, questi 135,00 € netti equivarranno a circa 270,00 € lordi al mese. In luogo del semplice aumento tuttavia, il datore di lavoro potrà corrispondere le 135,00 € in buoni pasto che sono totalmente esenti da imposte e contributi. In un anno a singolo lavoratore il risparmio quantificabile per l’impresa è di circa 1.620,00 €. Se pensiamo anche ad una piccola e media impresa di 3-5 dipendenti il risparmio annuo oscillerà tra 4.860,00 € – 8.100,00 €.

Se il vantaggio per le imprese è consistente e si lega anche con politiche di fidelizzazione dei dipendenti, rafforzamento identità e aumento dei valori sociali dell’impresa stessa, dall’altro lato il guadagno del lavoratore sono 135,00 € in più nette al mese senza che esse subiscano alcuna forma di tassazione e ne concorrono a formare il reddito e, la possibilità di spendere liberamente questi valori per l’acquisto di bevande, prodotti di gastronomia, rosticceria ecc., insomma il lavoratore avrà un aumento reale del suo potere d’acquisto per fronteggiare le spese di tutti i giorni.

 

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